Negli ultimi anni, la domanda degli investitori per fondi di investimento che incorporano i fattori ambientali, sociali e di governance è notevolmente cresciuta e si prevede continuerà a crescere. Le società di gestione e le case prodotto hanno fiutato il trend, imprimendo pressioni competitive sul mercato creando incentivi affinchè i gestori patrimoniali includano nella descrizione e nei nomi dei loro prodotti, una terminologia progettata per attrarre flussi di investimento di famiglie e imprese.
Questa crescente domanda ha suscitato preoccupazioni non di poco conto alle autorità competenti, l'ESMA su tutte. Infatti, le informazioni fuorvianti sulla sostenibilità possono dar luogo al rischio di "greenwashing" o "socialwashing" (a seconda che trattino dati ambientali o sociali).
Quanti prodotti di risparmio gestito, attualmente, si pregiano di integrare i fattori di sostenibilità nei loro processi di investimento? Molti lo scrivono, pochissimi lo mettono in pratica. C'è un bisogno di protezione e tutela dei risparmiatori, è evidente!
Il nome di un fondo è uno strumento per comunicare informazioni su quel prodotto, dice agli investitori cosa ci si può aspettare, ed è anche un importante strumento di marketing per lo stesso fondo. Il nome o la descrizione, di norma, è la prima caratteristica che gli investitori vedono, e sebbene ci si aspetti che gli investitori stessi approfondiscano la questione e controllino in dettaglio la documentazione del fondo, il nome può avere un impatto significativo sulle loro decisioni di investimento.
In qualità di consulente finanziario autonomo (CFA), sto destinando percentuali sempre più crescenti delle mie raccomandazioni in strategie di sostenibilità al fine di utilizzare il capitale di famiglie e imprese (condividendo la scelta) a favore di scopi sostenibili. Il mio lavoro di ricerca e di selezione non è per nulla semplice, considerata la mole di prodotti e strumenti finanziari da analizzare, ma ogni sforzo della mia attività va in una chiara direzione. Le direttive comunitarie improntate alla disclosures finanziaria in merito all'esposizione verso i fattori ESG da parte dei gestori patrimoniali forniscono una bussola: la direttiva SFDR (Sustainable Finance Disclosure Regulation) indica e raggruppa i prodotti di risparmio gestito in 2 specifici cluster, gli unici in grado di assicurare un certo allineamento alle preferenze degli investitori:
- prodotti art. 8 | prodotti che promuovono caratteristiche ambientali e/o sociali, intesi come prodotti che sono stati costruiti tenendo in considerazione almeno un criterio di sostenibilità (es. applicando il filtro delle esclusioni, oppure applicando il filtro di investire nelle società best in class);
- prodotti art. 9 | i prodotti che hanno come obiettivo investimenti sostenibili.
Cosa si intende per investimento sostenibile?
"Investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo ambientale, misurato, ad esempio, mediante indicatori chiave di efficienza delle risorse concernenti l’impiego di energia, l’impiego di energie rinnovabili, l’utilizzo di materie prime e di risorse idriche e l’uso del suolo, la produzione di rifiuti, le emissioni di gas a effetto serra nonché l’impatto sulla biodiversità e l’economia circolare o un investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo sociale, in particolare un investimento che contribuisce alla lotta contro la disuguaglianza, o che promuove la coesione sociale, l’integrazione sociale e le relazioni industriali, o un investimento in capitale umano o in comunità economicamente o socialmente svantaggiate a condizione che tali investimenti non arrechino un danno significativo a nessuno di tali obiettivi e che le imprese che beneficiano di tali investimenti rispettino prassi di buona governance, in particolare per quanto riguarda strutture di gestione solide, relazioni con il personale, remunerazione del personale e rispetto degli obblighi fiscali”.
Il lavoro dell'ESMA, ossia l'autorità europea che regola e vigila sui mercati e sugli strumenti finanziari, si interseca con l'impianto normativo SFDR; ESMA di recente ha emanato delle linee guida che obbliga le società di gestione del risparmio ad agire, nell’esercizio della propria attività, in modo leale e corretto, nonché all’obbligo di garantire che tutte le informazioni contenute nelle comunicazioni di marketing siano corrette, chiare e non fuorvianti - sempre con riferimento all'abuso dell'acronimo ESG nei nomi dei prodotti finanziari. Queste linee guida sono già in corso di implementazione.
Nei nomi dei prodotti, quali sono normalmente i termini ESG utilizzati dalle case di investimento per attrarre capitali?
- transizione | deve poter indicare un percorso di miglioramento di un processo, di progresso, evoluzione, trasformazione, zero emissioni nette, ecc;
- ambientale | deve poter indicare pratiche di rispetto per l'ambiente, pratiche virtuose a favore della natura;
- sociale | deve poter indicare pratiche di promozione della socialità, dell'uguaglianza, ecc;
- governance | deve poter indicare sistemi di buon governo, paritario nel genere, trasparente nel flusso di informazioni, ecc;
- impatto | deve poter indicare pratiche di sostenibilità che incidono sull'ambiente e sulla società.
Se stai cercando un investimento che integri i fattori di sostenibilità nel portafoglio del fondo, non è così poco frequente imbattersi nelle parole suddette. Il punto è accertarsi che il gestore di quel fondo faccia quanto promesso nella descrizione del suo prodotto.
L'ESMA interviene, prova ad arginare il fenomeno distorsivo creato dalle pratiche del marketing e detta le regole per conformarsi ad una specie di regolamento che obbliga le case di investimento a modificare le proprie strategie di comunicazione nei confronti degli investitori.
1) I fondi che utilizzano la parola "transizione" o "social" o "governance" dovrebbero utilizzare una soglia minima dell'80% degli attivi del portafoglio per soddisfare caratteristiche ambientali o sociali o conseguire obiettivi di investimento sostenibili; attuare strategie e filtri di esclusione dal portafoglio di investimento di tutte quelle società impegnate in business non etici (es. armi, gioco, tabacchi, ecc);
2) I fondi che utilizzano la parola "ambiente" o "impatto" dovrebbero utilizzare una soglia minima dell'80% degli attivi del portafoglio per soddisfare caratteristiche ambientali o sociali o conseguire obiettivi di investimento sostenibili; attuare strategie e filtri di esclusione dal portafoglio di investimento di tutte quelle società impegnate in business non etici (es. armi, gioco, tabacchi, ecc);
3) I fondi che utilizzano la parola "sostenibilità" dovrebbero utilizzare una soglia minima dell'80% degli attivi del portafoglio per soddisfare caratteristiche ambientali o sociali o centrare obiettivi di investimento sostenibili; attuare strategie e filtri di esclusione dal portafoglio di investimento di tutte quelle società impegnate in business non etici (es. armi, gioco, tabacchi, ecc).
Senza entrare troppo nello specifico delle norme, ci sarà tanto lavoro per le autorità di vigilanza: infatti, gli enti competenti dovrebbero prendere in considerazione e verificare le suddette specifiche per tutto il periodo di esistenza del fondo e gli investitori potrebbero verificare tali informazioni attraverso le informative periodiche fornite dalla banca o dal proprio intermediario.
Gli investitori più inclini ad integrare i fattori di sostenibilità all'interno del loro portafoglio, ad oggi possono scegliere di:
- investire in titoli obbligazionari con finalità ambientali (green bond), sociali (social bond), di transizione (transition bond), una combinazione delle finalità (sustainability bond);
- investire in strumenti di risparmio gestito (ETF oppure fondi comuni a gestione attiva), con la premura di analizzare la documentazione di vendita e verificare il posizionamento del fondo nel raggruppamento SFDR (se art. 8 o art. 9, l'assenza di questa classificazione indica uno strumento che non si prefigge alcun obiettivo ESG).
Da un punto di vista operativo, per i portafogli mobiliari dei clienti prediligo l'investimento in titoli obbligazionari, mentre una quota marginale la dedico agli strumenti gestiti. Lo scopo è aumentare il più possibile l'esposizione verso questa categoria di attivi, in linea con le preferenza dei clienti.
Ci vorrà del tempo per armonizzare il mercato nel recepimento delle norme, ma si sta facendo un gran lavoro per andare a tutelare i risparmiatori nel tentativo di facilitare la loro ricerca di strumenti sostenibili.