Investimenti e Asset allocation

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Si discute il caso reale di un cliente che desidera investire senza esposizione diretta e indiretta verso Israele. Il procedimento che si descrive può essere valido, e perfezionato, per tutti gli investitori che desiderano allocare risparmi senza finanziare determinati Paesi o settori economici, sempre in linea con il proprio profilo di rischio e perseguendo finalità etiche per i propri investimenti.

Il caso in essere ha una complessità implicita abbastanza rilevante, soprattutto considerando quanto intersecato e globalizzato sia il mondo finanziario, all'interno del quale è estremamente difficile isolare i rendimenti del proprio portafoglio dalle dinamiche di mercato generale. Nell'affrontare e gestire le sensibilità degli investitori bisogna fare molta attenzione e si richiede una spiccata capacità di "sentire" le loro necessità, essere capaci di mettersi nei loro panni e affiancarli con giudizio e anche un certo pragmatismo.

Il cliente non vuole esposizione verso Israele!  

Definizione del problema e le principali sfide

Prima di affrontare il quesito, provo a dare alcune definizioni in merito alle espressioni “senza esposizione diretta e indiretta verso Israele”:

  • esposizione diretta: titoli israeliani, obbligazioni israeliane, società con sede in Israele, ETF che replicano il mercato israeliano, ecc.
  • esposizione indiretta: aziende con attività significative in Israele, fornitori israeliani, joint venture, esposizione valutaria (shekel), infrastrutture, catene di fornitura che legano il rendimento dell’azienda all’economia israeliana, e tramite ETF globali che includono aziende israeliane. Voglio includere anche tutte quelle nazioni (quindi debito sovrano) che supportano logisticamente la politica bellicista israeliana (e quindi gran parte dei paesi dell'Area Euro, Italia inclusa).

Fatta questa premessa, e considerato il fatto che "eliminare" l'esposizione diretta può essere relativamente semplice, occorre ora chiariare:

  • qual è il grado di “esposizione indiretta”? Basta che l’azienda/Stato venda/produca qualcosa in Israele? O che abbia solo un’operazione piccola lì?
  • quanto è tollerabile un’esposizione di portafoglio eventualmente residua (esposizione molto piccola, inevitabile)?
  • quali mercati si vogliono includere comunque nel portafoglio (solo USA / Europa / mercati sviluppati / emergenti)?
  • quali altri criteri etici si vogliono includere (ESG, esclusione armi, diritti umani, ecc.)?

Recepire una specifica preferenza da parte dell’investitore mi pone nella situazione di mettere in pratica alcuni elementi di ricerca:

  1. tracciamento delle attività delle aziende quotate: non è sempre semplice sapere se un’azienda o uno Stato hanno rapporti con Israele; le informazioni possono essere incomplete o cambiare;
  2. ETF e indici globali: molti indici includono società israeliane (MSCI World, MSCI ACWI, ecc.), per cui gli ETF che replicano quegli indici avranno certamente una componente israeliana;
  3. costi e liquidità: è presumibile che l'esclusione di singole nazioni o società possa aumentare i costi dell'investimento, ridurre la diversificazione; di conseguenza trovare ETF che soddisfino i nostri criteri può essere difficile, soprattutto nei mercati UCITS / europei.

Valutiamo a questo punto quali strategie possiamo implementare per evitare esposizione diretta verso Israele.

1. Screening / esclusione manuale dall’universo investibile

  • Escludere tutte le società domiciliate in Israele;
  • escludere società/Stati che realizzano una quota significativa di ricavi o operazioni in Israele;
  • escludere obbligazioni / debito sovrano israeliano e titoli denominati in shekel se si vogliono evitare rischi valutari o esposizione valutaria verso Israele.

2. Usare ETF / fondi con politiche “ex country” o “ex exposed”

  • Cercare ETF che esplicitamente escludono Israele o che sono costruiti su indici che non includono paesi del Medio Oriente, o che raggruppano “mercati sviluppati escludendo Israele”, se possibile.

3. Costruire portafogli personalizzati

  • Se hai abbastanza capitale, sei nella condizione di farti assistere nella costruzione sartoriale (come sempre mi capita nel quotidiano), di un portafoglio composto da ETF + singoli titoli, una costruzione all'interno della quale implementare filtri e screening su Israele.
  • Fondi obbligazionari globali sostenibili che escludano Paesi/poteri conflittuali.

4. Monitorare aggiornamenti delle politiche di investimento dei fondi/Etf

  • Essere attivo: verificare regolarmente il portafoglio per nuove esposizioni israeliane che possono entrare per cambiamenti societari, fusioni, acquisizioni, ecc.

Recentemente, i media hanno riportato in evidenza come alcune istituzioni e fondi sovrani abbiano già preso decisioni per ridurre o eliminare esposizioni verso Israele e/o società israeliane. Tra le notizie più attuali troviamo che, ad esempio:

  • il fondo pensione sovrano norvegese (Norges Bank Investment Management) ha ridotto le esposizioni v/società israeliane, in particolare quelle legate a banche, servizi infrastrutturali nei territori occupati, ecc., citando rischio etico;
  • lo State Investment Fund irlandese (ISIF) ha disinvestito da alcune aziende israeliane operanti nei territori occupati, citando che il profilo di rischio non era compatibile con i suoi parametri d’investimento.

Questi esempi mostrano che lo screening di esclusione è praticabile, anche se richiede lavoro e continui controlli.

Prima di proporre soluzioni e titoli, è importante tenere presente alcuni compromessi:

  • diversificazione: l'esclusione di un paese (anche piccolo) può aumentare il rischio specifico, e far perdere opportunità che altrimenti sarebbero redditizie;
  • costi: ETF specializzati possono avere costi maggiori, spread più ampi, minor liquidità;
  • trasparenza: spesso è difficile sapere con certezza la “quota indiretta”. In molti ETF globali, il peso di Israele è piccolo (ma non nullo);
  • rischio di “sostituzione”: escludere un Paese può implicare sovrappeso verso altri paesi/aziende che diventano maggiormente concentrati nel portafoglio; quindi bisognerà sempre assicurarsi che il portafoglio resti bilanciato.

A livello operativo e generale, questi potrebbero essere gli approcci che potenzialmente possono aiutare, o almeno rappresentano una base da cui partire, accompagnati da criteri per filtrare ulteriormente.

  1. Creazione di portafogli con ETF + esclusioni

Un possibile schema potrebbe essere:

  • utilizzare un ETF globale “core” che ha esposizione davvero minima verso Israele o comunque tollerabile;
  • completare con ETF regionali / settoriali che escludono Paesi o società specifiche, oppure ricorrendo a qualche strategia di ulteriore filtro sui fattori ESG;
  • eventualmente integrare con obbligazioni globali “sustainable / screened”.
  1. Titoli individuali / strumenti alternativi
  • Gold, metalli preziosi: nessuna esposizione Paese specifica, se non tramite valuta del fondo;
  • Fondi o ETF di infrastrutture / real assets che non operano in Israele. Qui però dobbiamo eseguire una ricerca specifica.
  • Strumenti “shariah-compliant” possono avere filtri che escludono certi tipi di attività (anche conflittuali) ma non necessariamente specifico per Israele. Sarebbe da verificare caso per caso.

Proposte specifiche — Titoli / ETF da verificare

Di seguito propongo alcuni indici di ETF che potrebbero avvicinarsi all’obiettivo, ma serve sempre verificare per ogni strumento che non ci sia esposizione diretta o indiretta verso Israele. È indispensabile consultare il factsheet e approfondire andando a scrutare l’elenco dei titoli del fondo.

Ecco alcuni:

  • MSCI Europe Screened UCITS
    Pro: è basato sull’indice MSCI Europe “screened”, quindi evita attività controverse e ha una copertura solo europea.
    Controllo necessario: assicurarsi che Israele non sia considerato parte dell’indice europeo in quel paniere. MSCI attualmente non include Israele nell’indice MSCI Europe;
  • MSCI EMU Screened UCITS
    Copertura dell’area EMU (Eurozona) con screening. Qui l’esposizione a Israele dovrebbe essere zero, poiché Israele non è in EMU;
  • Altri indici ESG “world” screened, come quelli offerti ad esempio da iShares, VanEck, Invesco, ma selezionando quelli con criteri “screened / excluding controverse / ESG, e poi verificando che il paese Israele non abbia peso;
  • Strumenti obbligazionari globali o dell’area Euro, soprattutto singole obbligazioni ESG compliant (esempio green bond, social bond, sustainability bond).

Ecco una possibile composizione di portafoglio che cerca di evitare esposizione diretta a Israele, pur mantenendo diversificazione.

Questo schema può consentire la gestione del rischio Paese Israele, puntando ad una minimizzazione dell'esposizione diretta, senza garantire al 100% una sua assenza.

Verifica e monitoraggio

Naturalmente non finisce qui! Nel seguito indico qualche passo pratico che il cliente dovrebbe seguire:

  1. esaminare i factsheet / holdings di qualsiasi ETF considerato, al fine di controllare se vi siano società israeliane o attività rilevanti in Israele;
  2. capire la politica valutaria: se il fondo o l’ETF è denominato o investe in shekel o ha esposizione valutaria verso shekel, questo potrebbe costituire una forma indiretta di esposizione;
  3. analisi del rischio reputazionale / etico: se volessimo evitare indirettamente Israele per ragioni etiche, dobbiamo andare a considerare anche la catena produttiva, i fornitori, le collaborazioni, e quindi non solo l’azienda madre;
  4. controllo periodico: gli ETF aggiornano i loro panieri, filtrano o modificano criteri, le aziende possono cambiare sede, etc. Occorre rivedere almeno annualmente le informazioni.

Conclusione

Investire senza esposizione diretta o indiretta verso Israele (o verso un altro Paese) è possibile, ma non è un progetto banale. Richiede:

  • definizione chiara di cosa si intende soprattutto per “esposizione indiretta”, quantificando la tolleranza delle esposizioni residue di portafoglio; questa quota indiretta rappresenta la vera sfida per chi è chiamato a fare due diligence sul rischio Israele;
  • uso di ETF / fondi ESG con criteri espliciti di esclusione / screening, questa è certamente la base di partenza;
  • controlli regolari, quindi essere attivo nella ricerca delle informazioni e degli aggiornamenti dele politiche di investimento dei gestori di fondi e ETF. 

Giovanni Pedone

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